I bambini che praticano sport devono divertirsi senza pressioni da parte dei genitori.
In Italia il calcio è un fenomeno di massa, praticato da tanti bambini e ragazzi, dai 5 anni in su. Spesso sono proprio i giovani a decidere di frequentare una scuola calcio per imparare a giocare e magari sognare di diventare calciatore affermato.
E’ una sana aspirazione, diventare un campione del calcio, ma è bene sapere che pochi lo diventeranno mentre per molti il calcio sarà uno sport da praticare tra amici o tra i dilettanti. Il sogno di un bambino non si deve confondere con quello del genitore che spinge ad intraprendere il percorso calcistico.
Questo fenomeno è insito nel genitore mosso da fallimenti o frustrazioni personali non completate e spera che il figlio posso riscattarlo. Quando accade ciò, si crea un meccanismo psicologico che danneggia il ragazzo, facendogli fare qualcosa di cui non ha voglia, bruciando le tappe di crescita e maturazione a scapito del risultato finale.
I ragazzi che praticano sport (qualsiasi), devono divertirsi e non pensare al risultato. Sembra una osservazione scontata, ma non è difficile imbattersi in genitori che fanno il giro delle scuole calcio in cui far crescere il proprio figlio solo in base al criterio della vittoria. Se una squadra vince, vuol dire che il figlio sarà un vincente e quindi potrà diventare un calciatore. Se un bambino torna a casa dopo una partita, questo tipo di genitore chiederà subito il risultato finale. E’ un’affermazione sbagliata che fa male al proprio figlio, non consentendogli di maturare ed essere libero di imparare e sbagliare.
Sono questi stessi i genitori che si improvvisano allenatori, preparatori atletici, nutrizionisti, peggio ancora procuratori!
Questo è il profilo sbagliato del genitore, in quanto il bene per il proprio figlio lo si fa iscrivendolo in scuole calcio in cui al primo posto ci siano i valori del sano sport, l’ambiente pulito, la voglia di divertirsi, istruttori qualificati e che sappiano essere un riferimento, una società organizzata.
Sarebbe bello se un genitore, al termine di una partita persa dalla squadra del figlio potesse chiedere se si è divertito, tralasciando il risultato!
Il primo compito di un scuola calcio è quello sociale legato all’aggregazione ed al rispetto delle regole. La crescita di un bambino passa attraverso l’allenamento, gli errori, il confronto con gli altri, il saper stare in gruppo e condividerne i principi. Alla fine, si diventa campioni nel calcio per capacità ed il miglioramento, mentre nella vita si diventa campioni ogni giorno.
Un bambino magari non diventerà famoso nel calcio, ma almeno sarà un uomo migliore! Questo serve al nostro Paese.